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Books

Vedeva il suo riflesso nel cielo, nelle case di fronte, nei cartelloni pubblicitari che si illuminavano fino ad una certa ora della notte. E poi anche loro chiudevano gli occhi, stanchi di guardare e di essere guardati.

Cercava là fuori qualcosa, qualcuno.

Sentiva il rumore delle macchine, un po’ soffocato, le piaceva quel passaggio continuo di vita meccanica, veloce, metallica, pensava alle esistenze che si susseguono, si intersecano, si scontrano, si fermano, si inseguono. Proprio come le automobili.

Le sirene delle autoambulanze che gridavano ad ogni ora il loro appello di aiuto, non la turbavano. Le ricordavano che la vita era anche quello.

Riprese a scrivere, nella sua piccola stanza, all’ultimo piano, e la nebbia era come un sipario calato tra lei e il mondo esterno, perché non continuasse più a cercare, là fuori, qualcosa, qualcuno.

Ma si sentiva sola e le venne voglia di lacerare quella tenda. Anche se non sapeva cosa avrebbe trovato sul palcoscenico della notte e della città...


 

 

Quello che vide erano i pezzi di vita che stava cercando, tasselli che avrebbero formato il grande puzzle dell’umanità. Visi, braccia, occhi, sorrisi, ogni fotogramma viveva di vita propria e fra tutti si manifestò un viso di donna, gli occhi chiari, un basco sui capelli biondi, e delle gocce sulle guance. Era la pioggia che era colata sull’obbiettivo? Piangeva? Non lo avrebbe mai saputo.

Continuò a sviluppare senza sosta, alla ricerca di altri tasselli di lei.

Decine e decine di pezzi di pellicola appese ad asciugare, le immagini della sconosciuta prendevano lentamente vita, come quella, sfocata, mentre attraversava la piazza.

Sulla scia nera del suo cappotto era impressa la macchia rossa dell’unico guanto che le era rimasto.

Perché l’altro l’aveva lui, un diavolo che gli si era conficcato in corpo e che difficilmente lo avrebbe abbandonato.

Aveva trovato l’idea per il suo film.

"…sogno di un uomo
è una puttana con un dente d'oro
e il reggicalze,
profumata
con ciglia finte
rimmel
orecchini
mutandine rosa…"

 

Charles Bukowski

Plays

Villaggio di pescatori nella California meridionale. Veranda di una palafitta. Tramonto. In primo piano un vecchio divano e un tavolino basso di fronte. In kimono da casa, semisdraiata sul divano, Lei si sta dipingendo le unghie.

Da fuori, sonoro di uno stormo di gabbiani in volo.

Da dietro entra Lui e si sofferma alle sue spalle a guardarla. Indossa jeans scoloriti e una t-shirt impregnata di salsedine. Sul braccio sinistro spicca un tatuaggio. Fra le mani tiene goffamente una bottiglia di vino.

Lei ondeggia le braccia mimando le ali di un gabbiano in volo.

LUI: Vorresti essere un gabbiano?

LEI: Che domanda… tutti almeno una volta abbiamo desiderato essere dei gabbiani… io molto. Tu no?...

 

Locandina Ti lascerò qui....jpg
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Falling star racconta Hollywood e le sue stelle cadenti con un linguaggio ironico, amaro, cinico, a volte spietato, per sfatare dei miti, che tanto prima o poi crollano, per mettere in evidenza assurdità, contraddizioni, follie, per simpatizzare con chi avrebbe potuto (forse…) diventare una star. Però non ce l’ha fatta.

Falling Star non racconta le stelle che hanno un posto d’onore sulla Walk of Fame ma quelle cadenti che si trovano ai bordi di Hollywood Boulevard o di altre strade e quartieri di Los Angeles a chiedere la carità, tramortiti da una sbornia o una overdose, o dopo una sparatoria o una scazzottata, in qualche motel fatiscente per nascondersi e morire in pace, o a galleggiare senza vita in una psicina di Bel Air, in cerca di fama e successo, nel tentativo di lasciare un’impronta di sé… somewhere, some time.

Falling star che vivono ai margini di una terra di pionieri, di libertà e di sogni.

Ma sono ancora vivi questi sogni? E la libertà? E’ ancora una terra dove trovare la felicità, oltre che la follia? Sono convinta che sia ancora così.

Falling star sono scrittori, attori, registi, veterani, senzatetto, indiani, uomini e donne comuni, ricchi e poveri, vittime, colpevoli, folli, e tanti altri personaggi che ci hanno provato ma per un motivo o per l’altro sono caduti nel fango, dimenticati, suicidati, ammazzati, lasciati crepare in un vicolo buio o in una riserva. Oppure, ci si sono messi con le loro stesse mani, nella shit…

A loro va il mio Requiem.

Falling Star narra il lato oscuro e decadente ma pur sempre sognatore, magico, leggendario, immortale, di un mondo ormai entrato nell’immaginario collettivo, con uno stile che si avvicina al cinema, ho chiamato Fotogrammi i vari componimenti, come se avessi “filmato” con sequenze asciutte, veloci, mirate come colpi di pistola, scene di vita a volte reale, a volte potenzialmente reale, di quella folle e immensa città di Angeli, e di Demoni.

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